Cascate di Ghiaccio

Da un punto di vista storico l'evoluzione importante dell'arrampicata su ghiaccio si ebbe con l'avvento dei ramponi a 12 punte e quindi con le due punte frontali. Fino ad allora la progressione era lenta e faticosa, quando la pendenza aumentava si intagliavano gradini nel ghiaccio e utilizzando i ramponi di piatto l'alpinista progrediva in diagonale appoggiandosi alla piccozza.

Con l'introduzioni delle punte anteriori divenne possibile posizionare i piedi perpendicolarmente al pendio e la progressione divenne più rapida utilizzando le due piccozze e adottando quella che dai francesi venne chiamata la "piolet traction".

L'acqua che forma le cascate proviene da corsi d'acqua di vari tipi: alimentati da sorgive, da piogge o da neve di fusione; minore è il volume dell'acqua e la velocità di scorrimento e maggiore è la velocità di creazione. La cascata si forma progressivamente per somma di strati o per polverizzazione dell'acqua durante la caduta.

La scalata dei flussi di ghiaccio è una disciplina dove l’arrampicatore, oltre a mettere alla prova le sue capacità fisiche in un ambiente più severo, mette alla prova la sua condizione psicologica. Su ghiaccio non si è direttamente a contatto con l’elemento come sulla roccia, bisogna quindi imparare a fidarsi dell’attrezzatura tecnica (picozze e ramponi) .

In base al colore del ghiaccio riusciamo a valutare se il ghiaccio è duro e compatto (verde/azzurro), se è stato esposto al sole (bianco in superficie), se ha un alta densità e solidità (grigio lucido e trasparente) ma di conseguenza è fragile.

Le strutture possono essere varie e in funzione delle stesse ne aumenta o diminuisce la stabilità: più la cascata sarà appoggiata alla roccia maggiore sarà la sua stabilità, se ci troveremo in presenza di una candela che appoggia al suolo (stalagmite) questa sarà più delicata mentre se la cascata non tocca a terra (stalattite) avremo una condizione di seria instabilità e dovremo essere decisamente più attenti ai problemi legati alla posa delle protezioni.

La scala di difficoltà utilizzata su cascata è quella canadese con doppia numerazione; l'impegno globale è espresso in numeri romani che vanno da I a VII, mentre l'impegno tecnico in numeri arabi che vanno da 1 a 7. Per valutare il terreno misto o dry tooling viene aggiunta la lettera M con difficoltà crescenti da 1 a 13.

In questo ambiente severo ma affascinante l'impronta che il nostro carattere deve lasciare è profonda...
Cascate di bassa quota, goulotte, salite di misto e pareti Nord sono gli ingredienti di questa gustosa "torta".

Ci destreggiamo con picozze e ramponi su itinerari dove l'acqua immobilizzata dal gelo ha creato linee fantastiche sulle quali dovremo saper cogliere "l'attimo"; tempismo, velocità, allenamento e abilità sono le doti che dobbiamo sviluppare per addentrarci in questo genere di salite.

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