Soluzione Alternativa

Nei mesi di ottobre e novembre del 2015, su commissione del Comune di Zone attrezzo una ferrata sulla Corna del Bene e durante il lavoro noto sulla sinistra una porzione di roccia interessante e mi dico, promettendolo anche a Marco (il sindaco di Zone) : lì varrebbe la pena chiodare una via!

Passa il tempo e la memoria non dimentica la promessa fatta a Marco e anche la bella linea che si potrebbe realizzare. L'unico neo è che la parete è invasa dall'erba, si nota qualche masso pericoloso decisamente instabile e alcune zone di roccia da ripulire. Mi piacerebbe salirla dal basso, ma vorrei creare qualcosa di fruibile e piacevole, senza far rischiare ai futuri ripetitori di tirarsi addosso un masso o cadere per appigli poco saldi. Decido che per mantenere queste caratteristiche la via debba essere chiodata dall'alto e mi appresto ad eseguire il lavoro; decido di farlo da solo, non soffro di solitudine e mi piace immergermi completamente in alcuni miei progetti anche in questo modo.

Mi carico di corde statiche, trapano, fix e materiale da disgaggio: martello, leverino e una sorta di ascia/zappa mi faranno parecchia compagnia durante le giornate che passerò lassù. Come al solito il saccone è pesante, fiacca il fisico ma non l'animo e con fatica risalgo la ferrata per un centinaio di metri, uscendo poi a sx dove ai tempi del lavoro della ferrata avevamo messo dei fix di servizio: da lì inizierò le calate e lo studio del percorso migliore. Con mia immensa gioia trovo una linea incredibile di fessure e diedri, man mano che scendo li pulisco dall'erba, dal materiale instabile e piano piano comincio a pensare che sarebbe un delitto chiodare a fix un simile terreno....

Le fessure sono a volte interrotte da placche compattissime; pulisco, disgaggio e penso ad una soluzione per fare un buon lavoro che però non sia caratterizzato solo da una fila di fix luccicanti ed ecco che la lampadina si accende: chioderò solo con fix le placche improteggibili e il resto rimarrà completamente trad. Il lavoro è lungo, mi piace fare le cose bene, alterno la mia professione di Guida Alpina a questo progetto, mi calo, porto altre corde statiche, attrezzo (ma non ancora nell'ottica della salita), solo per fare in modo che durante le calate e le conseguenti risalite le corde non si danneggino. Il lavoro consiste nel calarsi, individuare la linea orientativa di salita, pulirla, frazionare la corda fissandola a dei fix quando questa comincia a sfregare sulla roccia e a fine giornata risalire lungo la corda, bypassando i vari frazionamenti per poi ridiscendere dalla ferrata.

Una volta installate le corde fisse fino a terra, risalgo per l'ennesima volta la ferrata, non fermandomi dove avevo iniziati i lavori ma salgo ancora una cinquantina di metri per attrezzare l'ultimo strapiombante tiro. Tutto il lavoro mi impegna in modo discontinuo per una decina di giorni, ci sono diverse zone con grosse zolle di erba e al di sotto tanta terra, le elimino imbrattando tutta la parete e decido quindi di partire dalla cima e con uno "scopone" di ripulirla per intero! A fine lavoro parto per una vacanza durante la quale si scatenano una serie di violente perturbazione che causeranno purtroppo diversi danni e vittime in varie regioni italiane ma che lavano completamente tutta la parete della Corna del Bene.

Non mi resta che ritornare a smontare le corde fisse e decidere dove posizionare i fix, quindi in un paio di ulteriori giorni di lavoro, risalendo dal basso con Jumar, elimino i fix inutili e piazzo quelli per arrampicare, imponendomi di lasciare tutto quanto sia proteggibile libero dai tasselli a espansione. E' una lotta interiore, voglio poi ripetere personalmente la via e sperimentare sulla mia pelle di aver fatto le scelte giuste; con molti dubbi ne tolgo un paio in due punti delicati, ma così ho deciso e così faccio.

Il 18 novembre 2018 scelgo probabilmente la giornata più sbagliata per salire la via, la temperatura è abbondantemente sotto zero, varie candelette di ghiaccio pendono dagli strapiombi iniziali, la roccia è gelida, la parete è avvolta da basse nuvole, il vento da nord fa percepire il freddo ancor più intensamente e un grosso evento franoso a fianco della ferrata rende l'atmosfera ancora più cupa. Il mio compagno di cordata è Elena Bertoglio, durante la salita veniamo scossi da violenti brividi di freddo, le dita delle mani sono spesso completamente insensibili, le strette scarpette da arrampicata limitano la circolazione dei piedi raffreddandoli per poi provocare una reazione di calore dolorosissima, sulla fessura finale del quarto tiro rischio inspiegabilmente di tirarmi addosso un grosso masso che poi Elena su mia indicazione farà cadere a valle, ma nonostante le varie sofferenze teniamo duro fino alla fine portando a termine la prima salita. Ritornando alla base della via a conferma che durante la giornata le temperature non si sono mai alzate sopra lo zero, le candelette di ghiaccio sono ancora lì che ci aspettano....

Ho scelto un metodo diverso per aprire questo itinerario, da qui il nome "Soluzione Alternativa" per lasciare qualcosa di diverso dal solito agli eventuali fruitori; la via si svolge su roccia molto bella; i fix sono pochi ma al posto giusto e i gradi non elevati: ma i lunghi tratti da proteggere invitano ad una riflessione attenta tutti i futuri ripetitori in quanto non si tratta di un itinerario prettamente sportivo ma destinato a chi ha anche delle solide basi alpinistiche.
Per completezza di informazione nei pressi dell'itinerario e su zone più facili ho rinvenuto un paio di chiodi classici a testimonianza che qualcuno un tempo molto addietro era già passato in quel settore.
Buona salita !! 

Via: “Soluzione Alternativa" alla Corna del Bene (monte Guglielmo)

Apertura: (dall'alto) Parolari Roberto tra settembre e ottobre 2018

Prima salita: Parolari Roberto e Bertoglio Elena il 18/11/2018

Sviluppo: 125m

Difficoltà max: 6C 

Avvicinamento: da Zone (BS) attraversare il paese e seguire le segnalazioni per la ferrata della Corna del Bene, parcheggiare alla fine della strada asfaltata nei pressi di un parcheggio sulla destra. La strada diventa ora acciotolata, al bivio ci sono due possibilità:

  1. seguire diritti il sentiero degli Gnomi (ripido e diretto).
  2. seguire la strada sterrata a sx (dolce ma più lunga).

Ad un certo punto i due itinerari si riuniscono, continuare a seguire la strada sterrata (altre segnalazione per la ferrata) fino ad un piccolo cartello in legno indicante sentiero n° 237 e ferrata, si abbandona la strada sterrata e si inoltra a dx nel bosco, continuare sul sentiero fino a sbucare dal bosco (Corna del Bene ben visibile), seguendo ancora gli evidenti cartelli si arriva alla base della ferrata. Si percorre il primo breve tratto del cavo fino al sesto piolo, appena sopra ci sono due chiodi resinati (sosta di partenza) e sulla verticale di un diedro si sviluppa il primo tiro della via ( 2 ore circa dal parcheggio). Se si ha a disposizione un fuoristrada si può salire per circa mezzora fino al cartello con divieto di transito, continuando poi come da descrizione precedente per la strada sterrata fino al piccolo cartello in legno (in questo caso solo 25 minuti).

Discesa: 3 possibilità:

  1. proseguire arrampicando sulla ferrata fino alla cima della Corna del Bene, seguendo poi il sentiero che riporta all'ultimo cartello di indicazione della ferrata e senza la necessità di passare dalla sua base.
  2. scendere dalla ferrata arrampicando sulla stessa fino alla sua base.
  3. calarsi con una doppia da 60 m. dall'ultima sosta fino alla fine della corda (attenzione!!), assicurarsi al cavo e spostarsi qualche metro a sinistra ad un fittone della ferrata, dal fittone con un altra calata di 50 m. si arriva sulla cengia, seguire ora verso sinistra il breve tratto di cavo orizzontale fino alla sua fine.

Materiale:  2 mezze corde da 60 m, 12 rinvii, 1 serie di friends (fino al 3 camelot) anche micro, dadi (molto utili), cordini, casco. Kit da ferrata se si decide si salirla per arrivare in cima o di scenderla arrampicando.

N.B. La via si svolge su roccia ottima ma nonostante abbia le soste attrezzate con fix e anello di calata, qualche fix nei tiri dove altrimenti improteggibile, necessita di buona abilità con il posizionamento di dadi e friend, specialmente nella fessura finale del 4° tiro. Il 1° e ultimo tiro son completamente attrezzati a fix, ma il resto della via mantiene un carattere alpinistico

Dettaglio tiri

lunghezza – difficoltà

Materiale sul tiro

 

Materiale in sosta

Note

1° tiro

17 m

6B

7 fix

2 fix con catena e anello di calata

Il tiro completamente chiodato a fix inizia in placca per poi entrare in un diedro tecnico con un uscita da un tettino atletico ma su buone prese

2° tiro

20 m

5 C

3 fix

2 fix con catena e anello di calata

Dalla sosta spostarsi a sx e prendere la sinuosa fessura proteggendosi interamente con dadi fino ad un fix, dallo stesso alzarsi leggermente diritti per poi spostarsi in obliquo a dx a rimontare una sorta di pilastrino, seguire gli altri 2 fix verticalmente uscendo a sx alla sosta

3° tiro

25 m

6b+/6c

4 fix

2 fix con catena e anello di calata

Dalla sosta attraversare a dx 3 metri (fix) fino ad entrare nel diedro, seguirlo brevemente fino a rinviare il 2° fix, attraversare ora verso dx su placca con arrampicata molto tecnica (2 fix) fino ad un uscita atletica e difficile (micro friend poco dopo il passo duro), seguire ora il bellissimo diedro fessura fino alla sosta proteggendosi interamente a friend

4° tiro

35 m

6 C

3 fix +

10 metri di cavo metallico fissato con 4 fix

2 fix con catena e anello di calata

Dalla sosta alzarsi verticalmente sulla fessura diedro, seguire ancora la fessura (non interamente) fino ad una placca, attraversare a sx (2 fix) fino a rimontare alla base di una fessura leggermente strapiombante, seguirla fedelmente proteggendola con dadi e friend per una decina di metri, uscendo poi su roccia più rotta (2 fix) passando a sx di un larice (clessidra su radice) e salendo fino ad un fix e cavo metallico (possibilità di fare sosta sui 2 fix). Seguire il cavo per una decina di metri fino alla sosta

5° tiro

27 m

6 C

11 fix

2 chiodi resinati con catena e anello di calata

Dalla sosta salire diritti su roccia articolata fino alla base di una placca strapiombante, salirla per intero (1 buona presa resinata), poi quando perde la sua inclinazione, attraversare decisamente in obliqua a dx, puntando in leggera discesa al cavo della ferrata e a una stretta cengia fino alla sosta poco sopra il cavo. Tiro completamente chiodato a fix

Download allegati: 

Soluzione Alternativa relazione.pdf

Soluzione Alternativa itinerario di insieme.jpg

Soluzione Alternativa schizzo.pdf