Ci sono vie che prima o poi vorresti salire e invece passano svariati anni prima che accada, per alcune il momento si realizza velocemente, per altre aspetti che arrivi l’occasione propizia; il caso ha voluto che tutte le congiunzioni astrali si allineassero con Alessio Avallone, promettente e giovane arrampicatore di Gardone V.T. (pupillo dell’amico Beppe Forte) che assetato di esperienza ha accettato la proposta.
Da parte mia la conoscenza e lo stimolo a voler salire questa via ha origine dal corso guida effettuato nell’ormai lontano 1995, uno dei miei compagni di corso fu Marcello Scarpellini, per l’appunto uno dei quattro apritori della via. L’altro elemento che ha suscitato il mio interesse cade su Ivo Rabanser, valida Guida Alpina e forte arrampicatore con all’attivo la salita di innumerevoli e difficili itinerari.
Dalle informazioni di Ivo la grossa porzione di parete che era compresa tra la "canna d'organo" di Detassis e la ferrata Pisetta non era ancora stata salita, un tentativo fu fatto da Stenghel e Andreotti sul primo tiro, quindi per la valle del Sarca risultava ancora un problema irrisolto. La via fu aperta in due cordate: il primo giorno Rabanser e Comploi restarono in testa; il successivo, Scarpellini e Mazzotti (dopo il bivacco in parete) terminarono l'itinerario fino al bosco sommitale.
I gradi sulla carta non presentano difficoltà eccessive, ma conoscendo il “calibro” dei primi salitori immagino che non sarà una passeggiata.
Sul primo tiro le difficoltà si presentano subito con un passaggino di placca protetto da un chiodo che sono riuscito a piantare solo per metà…, le protezione poi sono affidate quasi interamente a cordini strozzati su arbusti. La vegetazione rende difficoltoso ed a volte quasi impossibile arrampicare in modo fluido e veloce, la presenza dell'erba cresciuta nell’arco degli anni fa risultare poco piacevole la salita di questo itinerario, comunque districandomi tra il verde arrivo alla prima sosta.
Alessio sul secondo tiro è subito chiamato a risolvere un difficile passaggio e, dopo essere ritornato più volte sui suoi passi, riesce a proteggersi con un buon chiodo a U (che resterà in loco) arrivando con sorpresa ad un vecchio e arrugginito spit, che lo porta attraverso una bella lama fino alla sosta; la relazione recita VI+ A1 all’inizio e A0 poi, ma si passa in libera lasciando le difficoltà quasi immutate. La qualità della roccia non è eccellente e nel terzo tiro passiamo senza difficoltà in libera il tratto di A0.
Le difficoltà calano ma la vegetazione aumenta, un altro tiro non difficile ci porta alla sosta minacciata da tre massi della dimensione di una radio, un televisore e un frigorifero... accuratamente appoggiati uno sopra l’altro! Lo schizzo non è molto chiaro, pare si debba passare proprio di lì; mi alzo proteggendomi al meglio con un friend e un nut, arrivato all’ostacolo, mi rendo conto che sarebbe insensato passare in quel punto dato che la sosta e Alessio sono proprio sotto di me!
Arrampico a ritroso e trovo a sx una scappatoia dalla futura frana che mi riporta sulla retta via fino all’ennesimo vecchio spit: preferirei trovare un buon vecchio chiodo piantato a fondo in una fessura, ma questo è quello che passa il convento. Provo la libera ma la protezione non mi esalta, passo all’artificiale ma l’altro spit è decisamente troppo lontano per l’A1, mi proteggo con un micro friend, stò per lanciarmi nella libera ma improvvisamente un chiodo compare tra i ciuffi d’erba, con un paio di passi ulteriori mi porto a sinistra su difficoltà meno sostenute ma su terreno friabile fino alla sosta.
“Ok, molla” grido al mio compagno che, con un gemito qualche metro dopo la partenza e una scivolata farà andare improvvisamente in tensione la corda … Sesto tiro: roccia non eccellente, tantissima vegetazione, sporco che entra negli occhi, due chiodi decisamente inaffidabili e ogni tanto qualche sasso che si stacca; mi consolo con il panorama; sotto di noi il castello di Toblino, caratterizzato dalla lunga cinta merlata che ne evidenzia la passata natura difensiva, si riflette nelle limpide acque dell'omonimo lago; oggi l'antica proprietà vescovile è stata trasformata in un ristorante.
Le ore sono passate troppo velocemente, un rapido calcolo ci fa capire che abbiamo buone probabilità di finire la via con il buio, decidiamo quindi senza troppo rimpianto di scendere.
L'itinerario per il suo valore storico/alpinistico, la difficoltà e l'ingaggio meriterebbe maggiore attenzione ma, a causa della vecchia attrezzatura, la vegetazione presente in parete e alcune sezioni decisamente friabili sta finendo nell’oblio; noi sappiamo della salita di S. De Toni, D. Sandrini e Walter Baronio del 2008, di Yuri Parimbelli e Daniele Calegari del 2006/2007 e, a detta di Ivo Rabanser, la via conta altre 2 o 3 ripetizioni.
Ho pensato quindi che, per rivalorizzare l'itinerario, sarebbe necessario un restyling, senza modificare troppo il terreno d'avventura che caratterizza la via (chiedendo naturalmente prima l'opinione degli apritori). L'intenzione è di calarsi dall’alto togliendo i massi pericolanti, chiodare delle soste nuove, sostituire i vecchi chiodi con altri nuovi, cambiare gli spit con fix, ripulire le fessure intasate dall’erba e per ultimo, la rimozione della vegetazione in eccesso cresciuta nell'arco degli anni.
“freccia nel cielo“
I.Rabanser, S.Comploi, P.Mazzotti, M.Scarpellini 1992
Parolari Roberto Avallone Alessio il 19/10/2013 solo fino al 6° tiro, le indicazioni oltre la nostra salita sono prese dalla guida di Filippi su relazione di Ivo Rabanser e dal blog di Sandro de Toni con relazione del 2008)
Sviluppo: 450 m
Difficoltà max: VII+ in libera, (VI+ A1) R4, IV; (tecnica, chiodatura, ambiente)
Attacco: Da parcheggio di Sarche (nei pressi della chiesa) prendere il sentiero che và in direzione della ferrata Pisetta seguendo i bolli rossi e alcune corde fisse. Quando si arriva sotto la parete e sulla verticale del pilastro Massud, prendere il sentiero a sx e passare sotto l'attacco della suddetta via (nome sulla parete), fino ad arrivare all'evidente e profondo camino, al quale si accede con quattro metri di III°, ora in pochi minuti (50 metri) su terreno ripido si arriva a uno spiazzo esposto (dal quale si vede bene il primo tiro) , l'attacco si trova nel boschetto a dx
Discesa: conviene scendere per la normale di discesa della ferrata Pisetta andando a sx all'uscita della via fino a incontrare l'evidente sentiero che riporta a valle. In alternativa dall'uscita della via obliquare a destra su cengie erbose in direzione di un profondo canale, oltrepassandolo si trova l'uscita della ferrata.
Materiale: friends (fino al 3 camelot) anche micro, nuts, cordini, 2 corde da 60m, martello e una scelta di chiodi.
Relazione
Dettaglio tiri lunghezza – difficoltà |
Materiale sul tiro
|
Materiale in sosta |
Note |
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1° tiro |
30m |
VI |
niente |
2 chiodi |
In obliquo verso sx fino a prendere un sistema di fessure e diedrini ostacolati da vegetazione |
2° tiro |
30m |
VII- (VI+A1) |
1 chiodo 1 spit |
1 chiodo e pianta |
Salire diritti sopra la sosta fino al chiodo, attraversare ora a sx fino ad entrare nel diedro, traversare poi a dx (spit) e seguire la lama fino al pulpito con sosta |
3° tiro |
30m |
VI+ (V+ A0) |
1 spit |
1 chiodo e pianta
|
Diritti per placca sopra la sosta fin sotto al tetto, traversare a sx per ritornare alla fessura sotto il tetto, seguirla fino alla fine del tetto (spit), rimontarlo e per diedro arrivare in sosta |
4° tiro |
35m |
V+ |
niente |
1 spit |
Proseguire sfruttando la lama, oltrepassando faticosamente degli arbusti, spostarsi a dx e poi diritti fino a una pianta |
5° tiro |
45m |
VII+ (VII- e A1)
|
2 spit 1 chiodo |
pianta |
Subito in obliquo a sx (no diritti !!) puntando poi al primo spit, poi appena sopra chiodo e ancora a sx spit, uscire ancora sx su terreno più facile ma friabile, andando poi a dx orizzontalmente, proseguire prima diritti un paio di metri e di nuovo a destra fino alla base del diedro. |
6° tiro |
20m |
VI+ |
2 chiodi |
pianta |
Superare la placca a sx del diedro prendere poi il diedro, seguirlo e andare a sostare su pianta |
7° tiro |
25m |
VI |
1 chiodo
|
3 chiodi
|
Nel diedro e alla sua sx per esili fessure. Uscirne a sx sotto tetti fino a un albero. Di qui per lama e strapiombo a dx alla comoda sosta su pulpito |
8° tiro |
20m |
VI+ |
1 spit |
2 chiodi |
Diedro sopra la sosta. Al suo termine a dx per rocce erbose |
9° tiro |
15m |
VI+ |
2 chiodi |
2 chiodi |
A dx superare una placca con toppe d'erba, poi a sx per muro lichenoso fino a sostare sotto i tetti. |
10° tiro |
20m |
V+ |
niente |
2 chiodi |
Superare il tettino, spostarsi un pò a sx e seguire un diedrino fino alla sosta |
11° tiro |
25m |
VII- (VI e A1) |
1 chiodi |
2 chiodi |
Percorrere la fessurina sopra la sosta, poi placca di rocce rotte fino a uscire a dx e andare a sostare a due chiodi scomodamente |
12° tiro |
20m |
V+ |
niente |
Pianta |
Spostarsi a dx e risalire un evidente diedro giallastro uscendo al suo termine su ampia cengia con piante (bivacco dei primi salitori) |
13° tiro |
15m |
II |
niente |
1 chiodo |
In traverso a sx per cengia che si restringe fino a sosta |
14° tiro |
45m |
VII- |
1 spit 1 chiodo |
1 chiodo pianta |
Proseguire direttamente su placca rotta incisa da un diedrino fino a una nicchia gialla uscendo a sx (1chiodo a U nella nicchia). Poi diritti per diedro giallo e rocce con erba fino alla sosta tra alberi. |
15° tiro |
40m |
V |
niente (eventuali 2 ch di sosta) |
Pianta fuori dalla parete |
Appena a sx; poi diritti per canale con grandi massi sospesi. Si può tralasciare la sosta che si incontra su terrazzino alla fine della parete e attrezzare un punto di fermata nel bosco terminale |
Download allegati:
Piccolo Dain via freccia nel cielo RelazionePippo
Piccolo Dain via freccia nel cielo foto Itinerario
Piccolo Dain via freccia nel cielo Schizzo
Ripetizione Piccolo Dain via freccia nel cielo