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Ripetizione Il Canto del Magnificat

Novembre 2006 1° salita e libera de "Il canto del Magnificat"

E’ stato come aver fatto un lungo viaggio, stai lontano da casa tanto tempo e piano piano i particolari dell’ambiente in cui sei vissuto tendono a svanire, ma nel momento in cui riapri la porta tutto riappare nitido e lucido: gli oggetti importanti che ti ricordano momenti felici, le fotografie di montagna che hanno segnato tappe importanti nella tua crescita alpinistica, le foto sorridenti dei tuoi figli, i cd della tua musica preferita …. Il tuo cervello riapre quella porta e tutto ciò che sembrava dimenticato riappare come se fosse ieri.

Questa è stata la sensazione a distanza di tre anni nel ritrovarmi con Nicola sotto la parete ovest del Pordoi per ripetere Il canto del Magnificat. La sera dormiamo nel furgone e vengo assalito dai dubbi del giorno prima, non riesco a ricordare i  tiri della via, non ricordo le difficoltà, temo di scoppiare prima del termine e tutto mi appare incerto. Normalmente sono molto meticoloso nella preparazione di una salita: mi documento sulla via, ne studio l’itinerario sulle fotografie, confronto più di una relazione, controllo l’avvicinamento e il rientro e eventuali altre vie sulla stessa parete; ma questa volta non ho fatto niente, non mi sono neanche preoccupato di riguardare la relazione.

I dubbi continuano anche nel breve tragitto di avvicinamento ma, una volta giunti all’attacco ecco che automaticamente i miei occhi tracciano l’itinerario sulla parete, all’improvviso i tre anni passati si annullano, ora ricordo i passaggi difficili: come mi sono protetto, i chiodi piantati, i buchi per i tricam e le fessure per i friends. Adesso mi sento proprio a mio agio!!

I tiri inizialmente facili scorrono veloci sotto le scarpette, poi gradualmente le difficoltà aumentano ma la testa e il fisico rispondono bene, i chiodi sono pochi ma ottimi, non c’è neanche la necessità di ribatterli  e le  protezioni veloci si posizionano senza troppa difficoltà.

Sono reduce da venti giorni di lavoro a Stromboli, su e giù dal vulcano per fare ammirare le esplosioni notturne e le fontane di fuoco; ho cercato di mantenermi in forma facendo boulder in spiaggia sulle nere colate laviche dalle forme irreali e con soddisfazione mi rendo conto che ha funzionato .

Dopo quattro tiri facili ce ne sono sei impegnativi e nell’ultimo una fessura strapiombante  durante l’apertura mi aveva fatto soffrire; ora sono con un po’ di fiato grosso ma, dopo un ultimo friend, di rincorsa supero il tratto duro continuando fino alla sosta su di un diedro bellissimo.

Odore di zolfo ….. mi guardo le mani, sono segnate dall’arrampicata, sono ruvide e scure, le annuso, sanno di roccia; questo mi dà sempre una bella sensazione, mi sento più parte di questa materia che mi piace tanto. Ancora un paio di facili tiri, altri due discretamente impegnativi e con l’ultimo diedro di quarto siamo in cengia: abbiamo iniziato a arrampicare stamattina verso le 7,30 ora sono le 14,30, Nicola mi dice che usciremo al pelo dalla via, e così sarà …

Si ricomincia con un tiro di sessanta metri su roccia nera e solidissima, Nicola lo sale correndo, quello successivo è corto ma con la prima parte friabile, cerco di proteggermi con qualcosa ma inutilmente e rivolgendomi al mio compagno dico “non ero riuscito a mettere niente allora e non è cambiato niente ora”, quindi i primi dieci metri se ne vanno senza protezioni con Nicola che attento mi osserva in compagnia della cengia sotto di me !!….. Un chiodo, un friend e via in sosta.

Ora a Nicola tocca un tiro veramente faticoso; si tratta di un diedro fessura strapiombante e obliquo verso destra, durante l’apertura avevamo pochi friends ed era sembrato molto duro, ora le difficoltà non sono cambiate ma tre friends in più alleggeriscono la tensione; ma complice lo zaino che non mi risparmia la faticaccia e un appiglio che si rompe con un conseguente volo/pendolo inaspettato, arrivo in sosta provato. Ora dopo 19 tiri la stanchezza si fa sentire e con mia gratitudine Nicola si offre di tirare il non facile tiro successivo . Penso che l’affiatamento in  una cordata sia anche sapere che il proprio compagno nei momenti di difficoltà è sempre pronto ad intervenire (senza farlo pesare...).

Ancora un tiro non troppo difficile e siamo alla classica ciliegina sopra alla torta: il penultimo tiro, il più duro: un bel 7B con la prima sezione tecnica, di continuità su prese piccole e di non facile lettura. E’ il turno di Nicola ( per fortuna… ) che con decisione ed eleganza sale e libera il tiro che ci dà accesso al pianoro sommitale, mentre un picchio muraiolo spaventato dal muoversi della corda vola via mostrandomi con  il suo volo elegante il bel cerchio rosso che le sue ali spiegate formano.

Eccoci in cima in undici ore e mezzo di arrampicata; sono stato via tanto tempo, ma lui, il Pordoi, subito mi ha riconosciuto , mi ha dato il bentornato e accolto benevolmente , ora ormai quasi al buio mi saluta raccomandandomi di mandare amici fidati che possano ancora accarezzarlo nelle sue pieghe più nascoste e gioire per la soddisfazione di giornate come queste .

Alla prossima …..

25 luglio 2013 ripetizione fino alla cengia de "Il canto del Magnificat" 

Per il secondo anno successivo con Andrea ci dirigiamo verso la Marmolada e l'ennesimo grosso temporale non ci fa neanche salire al rifugio Falier!!

L'anno scorso avevamo optato per la via  Parmacotto al Ciavazes (via a fix non vicini su belle placche con difficoltà max 7a) quest'anno propongo a Andrea di andare sul Pordoi per ripetere il canto del Magnificat. Dopo una notte passata a prender freddo sul furgone (senza sacco a pelo) ci dirigiamo alla volta dell'attacco solo con una foto con tracciato lo schizzo della via.

Va bene che la via l'avevo aperta io ma sono passati 10 anni dall'apertura e 7 dalla ripetizione con il risultato che non trovo la prima sosta, Andrea manca la seconda, ma ci rimettiamo in carreggiata con il terzo tiro. Il caso ha voluto che stavolta tocchino a me i tiri che in apertura erano stati di Nicola, quindi il 5° tiro (7+) mi tocca. Parto deciso e i primi 3 chiodi arrivano velocemente insieme al passaggio chiave del tiro, un friend sotto una fessura rovescia, 1 fix (il 1° dei quattro presenti su tutta la via, soste escluse) e un duro passo che riesco a risolvere velocemente, devo spostarmi ora verso destra, le difficoltà sono ancora buone, un micro friend in una fessurina mi protegge, prendo un verticale svaso di sx, mi allungo a prendere una piccola reglette di dx, mi alzo con i piedi e .... "tack" un rumoro netto, il bordino della reglette si rompe ed eccomi di nuovo sotto il passo chiave !!

Il friend a tenuto, quindi tirandomi sulla corda ritorno alla carica, supero il passo e invece di salire diritti come dice la relazione (che non abbiamo) traverso a dx per poi dover salire ancora su difficoltà sostenute con protezioni precarie per parecchi metri fino alla sosta. Per Andrea è il turno del sesto tiro, traverso a dx su placca e poi diritto con un bel passetto tecnico, il secondo fix della via protegge i 10 metri abbondanti per arrivare sotto il diedro dove un buon friend alleggerisce la tensione....

Un facile tiro in diagonale ci porta all'ottavo tiro, dove senza relazione traversiamo un po troppo a sx; poco male, evitiamo la difficile fessurina prima del tratto di 7+, ora l'itinerario è obbligato e il 6c c'è proprio tutto ma protetto solo da tre chiodi, utilizzando tricam e friend piano piano Andrea con un gran urlo di soddisfazione e sfogo si guadagna la meritata sosta. Ed eccoci al nono tiro (8°), ricordavo in particolare un tratto difficile prima del 4° chiodo, ma non ricordavo tutto il resto!!

Il tiro parte subito con poche possibilità di aggiungere protezioni, arrivo fino al 3° chiodo e ora mi rendo conto che il duro comincia decisamente prima di quanto speravo, provo la libera ma la lametta non eccellente, il lungo tratto obbligato e le braccia che diventano dure mi fanno desistere, quindi dopo una dura lotta con due chiodi e un tricam da artificiale mi trovo ad affrontare gli ultimi metri con una fessura rovescia sotto un tetto e una placca tecnica che finalmente mi portano alla sosta.

Altro tiro altro regalo e altro 7+: fessura strapiombante con uscita svasa, un pò sofferta anni fa in apertura con un buon friend blu che mi aveva protetto l'uscita; suggerisco a Andrea di risparmiarselo e commentando che i friends lavorano meglio nelle fessure granitiche, con una bella pompata lo vedo sparire dalla mia vista per tuffarsi nel bel diedro superiore, che sempre a causa della relazione (che non c'è) abbandona troppo presto, ci portiamo quindi per errore sui due tiri  paralleli della via Leviti che, con terreno facile ci portano fuori strada, a questo punto visto la tarda ora decidiamo di forzare l'uscita in qualche modo e andando a naso ci ritroviamo sugli ultimi due tiri della "Dibona" che portano in cengia.

La nostra giornata finisce qui, le tenebre si stanno avvicinando, quindi con un bell'abbraccio cominciamo ad attraversare a dx sulla grande cengia fino a portarci in discesa al Passo Pordoi e con qualche imprecazione diretta a quelle buon anime che non si sono fermate al nostro autostop arriviamo stanchi ma soddisfatti finalmente al Pian de Schiavaneis.

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SASS PORDOI – parete Ovest

02 agosto 2002, 13-27 agosto 2003, 14 ottobre 2003

Nicola Tondini – Robertino Parolari

Sviluppo:     1000m, 22 tiri

Difficoltà:   8+/9- (7b), R3, III; EX- (tecnica, chiodatura, ambiente; complessiva)

Attacco:      Da Pian de Schiaveneis, prendere il sentiero che attraverso la Val Lasties sale al rif. Boé. Quando il sentiero arriva a costeggiare la parete Ovest del Sass Pordoi abbandonarlo e in pochi metri si è all’attacco della via (punto più basso della parete) ometto. Pochi metri a dx dell'attacco su una placca si vedono dei fix che non hanno nulla a che fare con la via

Discesa:      A piedi dalla cima oppure in doppia fino alla grande cengia, quindi a piedi verso il Passo Pordoi: dalla cengia la discesa in doppia risulta essere difficoltosa.

Materiale:   TCU, freends (fino al 3 camelot, meglio raddoppiare l’1 e il 2), tricam, una decina di kevlar, 2 corde da 60m

Dettaglio tirilunghezza - difficoltà Materiale lasciatosul tiro Materiale lasciato in sosta
1° tiro 60m III niente 1 chiodo, 1 fix
2° tiro 55m III Nientetrovato 1 chiodo 1 chiodo, 1 fix
3° tiro 45m IV 1 nutstrovato 1 chiodo 1 chiodo, 1 fix
4° tiro 55m IV+ 1 clessidra, 1 chiodotrovata 1 clessidra 1 chiodo, 1 fix
5° tiro 35m VII+ 3 chiodi, 1 fix, 1 clessidra 1 chiodo, 1 fix
6° tiro 30m VI+ 1 fix 1 chiodo, 1 fix
7° tiro 50m V 1 chiodo, 1 clessidra 3 clessidre
8° tiro 45m VII+ 3 chiodi, 1 clessidra 2 fix
9° tiro 40m VIII 4 chiodi, 1 clessidra,aggiunto 1 chiodo e 1 tricam 1 fix, 1 spit, 1 chiodo
10° tiro 40m VII+ 1 chiodo 2 fix
11° tiro 60m IV+ niente 2 fix
12° tiro 40m III niente 2 fix
13° tiro 50m VI 3 clessidre 2 fix
14° tiro 45m VII 2 chiodi, 2 clessidre 2 fix
15° tiro 30m IV+ niente 1 fix
16° tiro 60m V 1 chiodo 1 fix, 1 chiodo
17° tiro 20m VI 1 chiodo 2 chiodi, 1 fix
18° tiro 40m VIII 1 chiodo 2 fix
19° tiro 30m VII 1 tricam, 1 chiodo 2 fix
20° tiro 40m VI 1 chiodo 2 fix
21° tiro 45m VIII+/IX- 2 fix, 1 chiodo, 3 clessidre 2 fix
22° tiro 60m IV+ niente 2 fix

Per lo schizzo e la fotografia vedere sul Blog in attività di apertura, a parte quanto aggiunto sopra in rosso, il resto è nelle condizioni medesime dell'apertura. La parte superiore alla cengia è stata ripetuta due anni fa dallo stesso  Nicola che ha trovato tutto quanto come in apertura.

Non abbiamo notizie di ulteriori ripetizioni, salvo Adam Holznech con cliente fino in cengia (in 6 ore !!!) e abbandono a causa di maltempo imminente.

Nota: fix = tasselli Raumer inox da 8mm; nelle soste almeno uno dei due tasselli è di quelli lunghi (solitamente quello con anello).

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