Torri di Brenta (tra la X e XI torre)
29 novembre 2015, da circa 30 giorni regna l'alta pressione , ma la realizzazione di una ferrata alle pendici del monte Guglielmo mi tiene lontano dall'arrampicata; ora a fine lavoro voglio dedicarmi due giorni di montagna, ma con un giro di telefonate i potenziali compagni risultano impegnati.
Non sto quasi più nella pelle, ho bisogno di azione, ma la desidero senza compromessi: lontano dai luoghi sovraffollati, dalle tracce nella neve già fatte, dai gradini e dai buchi nel ghiaccio ben profondi, dalle soste attrezzate e dai chiodi lungo i tiri; lontano da tutto quello che ti rassicura e che la notte precedente alla salita ti fa dormire sonni tranquilli, ma la mancanza del compagno mi frena; lui ti da conforto, ti sprona, ti aiuta quando sei in difficoltà, decidi con lui se tornare indietro, se la via non è in condizione o se troppo dura, se fa troppo caldo o troppo freddo. Decido comunque di partire, oggi non mi confronterò con nessuno, salirò con tutte le mie incertezze, i miei dubbi e le mie paure, niente scuse, niente mezze verità: a te stesso non puoi mentire!
Parto per il mio amato Brenta; non mi ha mai deluso, non conosco bene le condizioni, prendo perciò materiale da roccia, da ghiaccio, una corda intera da 50 metri, un cordino da recupero per delle eventuali calate lunghe, materiale per mangiare e dormire al bivacco invernale: di nuovo lo zaino è pesante ma ho più possibilità di scelta e in Brenta con un po’ di fantasia qualcosa da fare c’è sempre e raramente ho trovato gente a scalare nel periodo freddo: la solitudine è garantita.
Ripercorro mentalmente le varie possibilità che osservo ormai da tanti anni, ricordando i vari colatoi che scendono tra le pareti delle torri di Kine o torri di Brenta, non ho documentazione e non so quello che potrei trovare: il dado è tratto! Al parcheggio di Vallesinella ci sono almeno una decina di macchine: saranno escursionisti penso, salendo incrocio una decina di persone che scendono, il bivacco conterà altri 10 ospiti! Con un breve sopralluogo faccio scorrere lo sguardo sull’itinerario che vorrei salire, sembra fattibile tranne che ad un terzo dove sembra che un camino strapiombante interrompa la fattibilità se non con un'arrampicata decisamente più impegnativa: prime perplessità... e i dubbi cominciano ad affiorare.
Salgo il primo tiro non difficile slegato ma lo zaino pieno di attrezzatura si fa sentire, mi porto sul plateau di neve superiore che conduce al conoide sotto la verticale del colatoio. La neve è bella dura e la progressione è piacevole, dopo un centinaio di metri arrivo dove il canale diventa colatoio più ripido, mi faccio una piazzuola nella neve e il mio ancoraggio è un kevlar intorno ad un masso incastrato. Sulla sx salgo in un diedro dove le piccozze si incastrano nelle sue fessure semplicemente ripulendolo dalla poca neve, la roccia si alterna a delle strette goulotte, ci si protegge bene con i friend ma il terreno nuovo richiede sempre attenzione e un po’ di pulizia dal materiale instabile; era tanto che non arrampicavo da solo e le sensazioni sono sempre forti, ma mi sento molto bene, sono tranquillo e completamente assorbito dalla progressione, le piccozze grattano sulla roccia cercando tacche e fessure e i ramponi a volte devono essere caricati su micro appoggi, zizagando salgo per 45 metri sfociando nel canale superiore e, alla ricerca di una sosta, resto sorpreso e un po’ deluso dal ritrovamento di un vecchio cordone dentro ad un grossa clessidra. Non ho trovato tracce di ramponi sulla roccia ma evidentemente qui qualcuno è arrivato …
Da questa posizione la vista sul camino ora è più chiara, un canale di neve porta alla sua base e un grande foro permette di evitare lo strapiombo, le due pareti sono vicine e verticali, la roccia sembra molto solida e compatta, la delusione del cordone ritrovato e la parete apparentemente non facile minano la mia sicurezza, i dubbi avanzano e una possibile ritirata comincia a bussare alla mia porta.
Certo sarebbe molto facile scendere, ma so che poi questo mi tormenterebbe, ora la decisione è solo mia, ci sarebbe la scusa che qualcuno è già salito, ma servirebbe solo per non affrontare le mie paure; guardo ancora il camino e automaticamente mi avvio in quella direzione come se la scelta fosse incondizionata, mi sembra di non avere via d’uscita ed effettivamente nel mio subconscio è così!
Le piccozze si agganciano alle fessure, alzo gli scarponi talvolta utilizzandoli in aderenza con i ramponi, appoggiando poi la schiena sulla parete opposta; i miei abiti sono umidi e si incollano alla fredda parete rocciosa, specialmente i guanti a volte fanno fatica a staccarsi, mi immergo in questo meandro dalla nera roccia, mi immergo nel mio “viaggio”. Gradualmente guadagno terreno, proteggendomi con friend quando è possibile, l'uscita si avvicina e l'ultimo aggancio precario mi porta con la vista sul canale successivo, vedo la neve e sperando che sia ben trasformata pianto la piccozza con decisione: è perfetta !
Vinco i dubbi, le incertezze e la paura, il mio fisico risponde bene ma soprattutto la mia testa svolge egregiamente il suo dovere, sto arrampicando come se al capo opposto della corda ci fosse un fidato compagno che mi incoraggia ! Cerco tracce di passaggi precedenti ma nulla, non c’è l’ombra di nessun ancoraggio e se qualcuno fosse già passato sicuramente si sarebbe fermato su questa clessidra perfetta.
Mi sento sollevato non tanto perché probabilmente sono il primo a passare da qui ma perché ora so di aver riaperto la porta che da accesso alla zona più remota del mio cervello, ho ritrovato i file andati persi e ora posso accedere a una riserva di forza interiore sopita. Ora posso scendere, non importa se la via non è finita, so che potrei continuare senza alcun problema, e che ritornerò presto …
6 dicembre 2015: mio fratello Renè se ne è andato dopo un'operazione alla testa e due giorni di coma, il suo fisico minato da precedenti problemi di salute non ha retto e a distanza di due giorni dal suo funerale ritorno in Brenta, questa volta la motivazione è un altra: voglio salire con lui, voglio portarlo con me per il suo ultimo viaggio liberatorio: condividendo le sensazioni che questa salita mi regalerà. La sera salgo al rifugio con la frontale sperando di non trovare nessuno, tutto tace, sono solo con i miei pensieri, sono solo con il mio profondo dolore e le lacrime mi rigano il viso illuminato dalla luce fioca di una candela.
La mattina senza esitazione ripercorro con scioltezza i tiri già fatti precedentemente, affronto quelli nuovi con decisione, supero con slancio dopo un duro lavoro di pulizia un camino intasato dalla neve, e risolvo l'ultimo pericoloso tiro costellato di blocchi instabili con determinazione.
Al colle tra la X e XI torre di Brenta termina la mia salita, nessuna emozione mi invade, il panorama si apre sul canale Massari, solo vecchie tracce testimoniano il passaggio di altre persone; mio fratello mi ha accompagnato durante tutta la salita, la corda mi ha sempre seguito bene e l'intesa è stata perfetta; non avevamo mai arrampicato insieme ma è stato come se lo avessimo sempre fatto e come ha detto un amico: "in fondo non si è mai completamente soli"...
Via: “Soli nella Notte"
Apertura: Parolari Roberto 29/11/2015 e il 12/12/2015
Sviluppo: 430 m
Difficoltà max: WI 2, M4, II
Esposizione: nord
Avvicinamento: da Madonna di Campiglio prendere la strada che conduce a Vallesinella (quando l’innevamento lo consente). Seguire il sentiero per il rifugio Casinei e quindi per il rifugio Tuckett (ore 1,30 in condizioni estive). Dal rifugio in funzione alle condizioni nevose scegliere se continuare sul sentiero estivo direzione bocca di Tuckett (si formano spesso pericolosi lastroni di neve ventata) o abbassarsi nel sicuro pianoro sottostante con direzione sempre della bocca di Tuckett. Portarsi fino a circa metà del ripido pendio che porta alla bocca di Tuckett e prendere una stretta vallettina a destra, lasciando sulla destra la prima fascia rocciosa si passa sotto la verticale dell'attacco diretto del seracco di cima Brenta e proseguendo sempre in diagonale a dx si punta alla seconda fascia rocciosa caratterizza da da diversi canali di neve e rocce. La via inizia in quello più evidente e meno difficile (ore 1,15).
Discesa: Tutte le soste di calata sono attrezzate su clessidre con moschettone, quelle senza moschettone si utilizzano solo in salita. Se non si ha materiale da recuperare alla base della via; conviene scendere a piedi sul versante opposto (sud) nel canale Massari
Materiale: 2 viti corte, 1 serie di friends (fino al 3 camelot) anche micro, cordini, 2 corde da 60m, qualche chiodo da roccia.
Relazione:
Dettaglio tiri lunghezza – difficoltà |
Materiale sul tiro
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Materiale in sosta |
Note |
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1° tiro |
20m |
neve 45° passi di misto |
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1 vecchio chiodo con anello
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Salire il canaletto che da accesso al pendio di neve superiore. La sosta si trova poco prima della fine del canaletto a dx |
2° tiro |
60m |
neve 40°/45° |
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A dx su pendio nevoso facile in direzione del conoide che scende dalla direttiva della via |
3°/4° tiro |
100m |
canale nevoso a 45°/55° |
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1 Kevlar con moschettone alla fine del canale
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Seguire il canale nevoso che con un ultima impennata su bella neve ghiacciata porta al suo termine all'inizio del terreno misto. |
5° tiro |
40m |
M4 60° |
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1 vecchio cordone su clessidra con moschettone |
Dalla sosta abbassarsi leggermente e salire a sinistra, sfruttando begli incastri di piccozze, dove diventa verticale uscire a dx, su neve e poi di nuovo su misto verso sx per poi tornare nuovamente a dx uscendo su neve. Andare a sostare a sx su un vecchio cordone già presente sulla via |
6° tiro |
45m |
neve a 45° M4 |
1 kevlar su clessidra alla base del camino |
2 fettucce su clessidra |
Proseguire nello stretto canale, fino al camino (Kevlar su clessidra), salirlo con bella arrampicata dry che con un simpatico passaggio finale conduce al canale nevoso andando a sostare a sx |
7° tiro |
20m |
neve a 40° |
// |
2 chiodi con cordino |
Risalire fino alla sosta su chiodi a sx |
8° tiro |
40m |
M4 neve a 45° |
1 kevlar su clessidra a sx poco dopo la sosta, 1 fettuccia con moschettone a sx dopo il camino |
cordino viola su clessidra |
salire nel camino, proteggendosi su clessidra, prima a dx e poi a sx (con kevlar), fin sotto il blocco che chiude il camino, con un bel incastro rovescio ci si sposta all'esterno a superare il masso incastrato, rinviare la sosta di calata e proseguire altri 20 metri su neve fino alla sosta su clessidra con cordino (senza moschettone) |
9° tiro |
40m |
neve a 45° |
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cordino su clessidra con moschettone |
proseguire sul canale nevoso fino alla sosta a sx |
10° tiro |
40m |
neve a 45°/50° |
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fettuccia lunga su grossa clessidra con moschettone |
proseguire sul canale nevoso fino alla sosta sotto il diedro camino centrale |
11° tiro |
25m |
IV passaggi di misto |
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1 cordino con moschettone su pilastrino |
Attenzione ai diversi blocchi instabili. Salire a sx della sosta, rimontare un grosso blocco instabile, spostarsi ancora a sx su un bel muretto verticale, tornare a dx x spostarsi nuovamente a sx zizagando tra i blocchi instabili fino ad uscire su colletto, a sx in direzione delle rocce e al pilastrino di sosta |
Download allegati:
Soli_nella_Notte_Relazione.pdf
Soli_nella_Notte_Itinerario.pdf